Per inquinamento atmosferico si intende la presenza nell’aria di una o più sostanze che alterano la composizione e l’equilibrio dell’atmosfera,
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria Inquinamento dell™aria Introduzione Per inquinamento atmosferico si intende la presenza nell’aria di una o più sostanze che alterano la com posizione e l’equilibrio dell’atmosfera, causando effetti danno si per gli uomini, gli animali, le piante e per l’a mbiente. L™inquinamento dell™aria può essere limitato anche adottando picco le azioni quotidiane, come spegnere la luce quando non serve, utilizzare l’auto solo se necessario, riciclare i r ifiuti, non esagerare nel riscaldare o nel raffredd are gli ambienti dove viviamo. In questo modo potremmo ridurre l’immissio ne in atmosfera dei gas responsabili dell™inquiname nto che provoca le piogge acide, il buco dell™ozono e l™effetto ser ra. Quanta importanza ha un piccolo gesto. Che cosa è Fonti di inquinamento Per inquinamento atmosferico si intende la presenza nell™aria di sostanze che modificano la composizion e e l™equilibrio dell™atmosfera e che causano effetti dannosi per l™ uomo, gli animali, i vegetali e la qualità dell™amb iente. Gli inquinanti vengono classificati in base all’ori gine in: · inquinanti di origine antropica, generati dalle att ività umane; · inquinanti di origine naturale, derivanti, ad esemp io, da incendi, eruzioni vulcaniche e dalla decompo sizione di composti organici. Indipendentemente dalla loro origine, i contaminant i atmosferici possono essere classificati in: · inquinanti primari, come il biossido di zolfo o il monossido di azoto, immessi direttamente in atmosfe ra in seguito al processo che li ha prodotti; · inquinanti secondari, come l’ozono, generati dagli inquinanti primari, a seguito di reazioni chimico-f isiche di varia natura. L™inquinamento di origine antropica proviene da gra ndi sorgenti fisse, come le industrie, gli inceneri tori e le centrali termoelettriche, da sorgenti fisse di piccole dimen sioni, come gli impianti per il riscaldamento domes tico, e da sorgenti mobili, come ad esempio il traffico veicolare. Conseguenze dell™inquinamento Alcune sostanze inquinanti, se presenti in grandi qu antità, possono produrre alterazioni chimiche e fis iche dell’aria, compromettendone la capacità di “funzionare” corret tamente e di garantire le funzioni vitali. L’impatt o sull’ambiente degli inquinanti dell’aria è variabile: alcuni composti a giscono prevalentemente su scala locale, cioè là do ve sono prodotti e diffusi; altri, invece, coinvolgono intere regioni. Altri ancora hanno effetti su tutto il pianeta. In fatti, vi sono inquinanti atmosferici la cui “vita” è breve, dell’ordine di a lcune ore o di qualche giorno, dopo di che cadono a l suolo, mentre altri inquinanti rimangono attivi anche per lunghi period i e possono diffondersi su un’area più vasta. Quest o ultimo tipo di inquinanti é in grado di influenzare le condizioni dell’ambiente su scala continentale e perfino plane taria, con un impatto negativo sulla salute delle popolazioni anche in lu oghi molto distanti dalla sorgente di inquinamento. Gli inquinanti possono avere numerose conseguenze s ugli esseri viventi e sull™ambiente. Gli effetti po ssono essere suddivisi in effetti a breve termine, se dovuti a b revi esposizioni di una sostanza, o a lungo termine , se dovuti a lunghe esposizioni. Gli effetti patologici sull™uomo sono in gran parte dovuti all™impatto degli inquinanti s ull™apparato respiratorio, che rappresenta il principale sistema di contatto t ra l™atmosfera (e tutto ciò che essa contiene) e l™ organismo stesso.
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria Il monitoraggio dell™aria Per poter definire e adottare misure (che nell’insie me costituiscono una “politica ambientale”) idonee a ricondurre al principio di sostenibilità ambientale lo sviluppo d i un paese, è necessario innanzitutto avere una con oscenza precisa dello stato di salute dell’ambiente nelle diverse a ree geografiche di cui si compone un territorio. Suc cessivamente si possono individuare le cause che hanno portato al d egrado ambientale e proporre misure di risanamento dell’ambiente e di limitazione, o eliminazione, delle fonti di inqu inamento. Nel caso dell’atmosfera il monitoraggio della quali tà dell™aria di una determinata area richiede uno s tudio approfondito e prolungato nel tempo e si attua mediante una rete d i monitoraggio, ovvero un insieme di stazioni di mi sura distribuite sul territorio, in grado di rilevare la concentrazione degli inquinanti nella bassa atmosfera. Le tradizio nali tecniche di rilevamento dell™inquinamento consistono in analisi fisiche, chimiche e microbiologiche, le quali indi cano quali sostanze inquinanti sono presenti nell™aria e in quale conce ntrazione. Il controllo della qualità dell’aria co nsente di rilevare i livelli di concentrazione degli inquinanti atmosferici e ve rificare che i valori limite stabiliti dalla legge siano rispettati. Il valore limite (o valore guida) per un determinato inquinan te viene calcolato sulla base di criteri che varian o da paese a paese ma che risultano comunque legati alla salvaguardia della salute dell’uomo e della natura. Solo una mini ma parte degli inquinanti atmosferici vengono misurati in quanto, solamente per alcuni, si dispone di tecniche di mis urazione sufficientemente accurate e precise tali da consent irne la rilevazione 24 ore su 24. Questi inquinanti consentono, comunque, di indicare con precisione il grado di in quinamento dell’atmosfera. Un altro metodo di valutazione della qualità dell’a ria che si sta sviluppando negli ultimi anni è rapp resentato dal biomonitoraggio, che va ad affiancare le tecniche d i monitoraggio tradizionale. Le tecniche di biomoni toraggio misurano l™inquinamento atmosferico attraverso l’uso di orga nismi viventi, gli indicatori biologici (o bioindic atori), i quali reagiscono con variazioni morfologiche o fisiologiche a determ inate concentrazioni di inquinanti. Normativa italiana La prima legge italiana organica sull™inquinamento atmosferico, che individua l™aria come un bene giur idico da proteggere, è la Legge del 13 luglio 1966, n. 615 fi Provvedimenti contro l™inquinamento atmosfericofl. Qu esta legge è stata sostituita dal Decreto del Presidente della Re pubblica (DPR) n. 203 del 24 maggio 1988, che recepi va quattro direttive europee in materia di inquinamento e qual ità dell™aria. Il successivo DPR 203/88 può essere considerato la b ase della normativa italiana in materia di inquinam ento atmosferico fino al recepimento nel 1999 della direttiva quadro europea sulla fiValutazione e gestione della qualit à dell™ariafl. Il DPR ha introdotto il concetto di protezione dell™ambien te accanto a quello della salute umana, assenti nel la precedente normativa. Inoltre, ha dato una definizione chiara di inquinamento atmosferico, che viene dalla legge individuato come fiogni modificazione della normale composizione o st ato fisico dell™aria atmosferica, dovuta alla prese nza nella stessa di uno o più sostanze in quantità o con caratteristich e tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell™aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell™uomo; da comprometter e le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell™ambiente; alterare l e risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni mat eriali pubblici e privatifl. Infine, ha introdotto valori limite e valori guida per la qualità dell™aria e il concetto, di derivazi one anglosassone, di migliore tecnologia disponibile. Nel 1996 viene emanata in Europa la Direttiva 96/62/ CE sulla valutazione e gestione della qualità dell™a ria che ha come obiettivo quello di definire una strategia comune v olta a stabilire standard di qualità dell™aria tali da prevenire o ridurre gli effetti nocivi degli inquinanti sulla salute umana e sull™ambiente. La direttiva, definita fiquadrofl pr oprio perché detta politiche generali e comuni in materia di valutazio ne e gestione della qualità dell™aria, individua le azioni fondamentali che gli stati membri devono attuare. Ad essa sono seguit e altre direttive fifigliefl che fissavano i limiti d i concentrazione in aria e i metodi di misura per i diversi inquinanti. In Italia la direttiva quadro è stata recepita con il Decreto Legislativo 4 agosto 1999 , n. 351 fiAttua zione della Direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione del la qualità dell™aria ambientefl. Il D.Lgs. 351/99 st abilisce le competenze di Stato e Regioni. Le Regioni devono oc cuparsi della valutazione della qualità dell™aria e dell™attuazione di piani di azione (zone a rischio superamento), piani di risanamento (zone con livelli più alti dei valo ri limite) e piani di
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria mantenimento (zone con livelli inferiori al valore limite), mentre lo Stato deve stabilire i valori li mite e dei valori obiettivo di qualità da raggiungere, realizzando così una gestio ne della qualità dell™aria attraverso una pianifica zione integrata su tutto il territorio nazionale. Le direttive figlie della 96/62/CE sono state recepite da altre normativ e, quali: · Decreto Ministeriale 2 aprile 2002, n. 60 del Mini stero dell’ambiente e della Tutela del Territorio, per il recepimento della prima direttiva figlia, relativa a NOx, SO2, Pb e PM10 nell’aria ambiente, e della sec onda direttiva figlia, relativa al benzene e al monossid o di carbonio; · Decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 183, per il recepimento della terza direttiva figlia relativa all’ozono nell’aria; · Decreto Legislativo 3 agosto 2007, n. 152 recepisc e la IV direttiva figlia, concernente la presenza d i inquinanti che comportano un rischio per la salute umana (come il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarbur i policiclici aromatici) Infine, il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 1 55 attua la fiDirettiva 2008/50/CE relativa alla qual ità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europafl. Il decreto rior ganizza ed abroga alcune normative precedenti che d isciplinavano la materia in modo frammentario e istituisce un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente. Inquinanti e i loro effetti Le polveri atmosferiche Con il termine polveri atmosferiche si indica una m iscela di particelle solide e liquide sospese in at mosfera, che variano per composizione, provenienza e dimensione. Le polv eri possono essere rimosse dall’atmosfera per depos izione secca o umida e ricadere al suolo, sulla vegetazione o ne i corsi d’acqua. Le polveri atmosferiche vengono cl assificate in base alla dimensione del diametro delle particelle (misu rato in micrometri o µm. 1000 micrometri sono pari a 1 millimetro), che può variare da 0,005 a 100 µm. All’interno di questo intervallo si definiscono: · grossolane le particelle con diametro compreso tra 2,5 e 30 µ ; · fini le particelle con diametro inferiore a 2,5 µm. Le polveri grossolane hanno origine dai processi di combustione, dai processi erosivi e dalla disgrega zione dei suoli. Pollini e spore rientrano in questa categoria di pol veri. Le polveri fini derivano dalle emissioni del traffi co veicolare, dalle attività industriali e dagli im pianti di produzione di energia elettrica. Particolare attenzione viene riservata alle polveri con diametro inferiore ai 10 µm e ai 2,5 µm, denomi nate rispettivamente PM10 e PM2,5 (PM= Particular Matter). I l PM2,5 è incluso nel PM10 e ne costituisce il 60%. Il PM10 è una polvere inalabile, in quanto riesce a penetrare nell™apparato respiratorio fino alla laringe e res pirabile perché, attraverso la respirazione, riesce ad arrivare fino agli alveoli polmonari. Queste polveri presentano un interesse sanitario superiore alle altre perchè sono associate a numero se malattie dell’apparato respiratorio e cardiovasc olare. Le polveri possono avere sia origine naturale (emissioni vulca niche, aerosol marini, spore, pollini, erosione del suolo,) sia antropica (emissioni prodotte dal traffico veicolar e, dalle industrie e dai processi di combustione). Il benzene Il benzene è una molecola a forma di anello compost a da 6 atomi di carbonio e 6 atomi di idrogeno, che rientra nella famiglia di composti chiamati Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). E’ una sostanza liquida, ma a temperatura ambiente volatilizza molto facilmente, ovvero passa dallo stato liquido a quello gassoso. Può avere or igine sia naturale , ad esempio dalle emissioni vulcaniche, sia antropica . Nei centri urbani la sua presenza è dovuta quasi esclusivamente
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria alle attività umane, quali il traffico veicolare, l a raffinazione delle benzine e la distribuzione dei carburanti. In particolare, questo gas viene rilasciato principalmente dai gas di scarico e in misura minore dall’evaporazione del la benzina in tutte le fasi di trasporto, stoccaggio e distribuzione de lla benzina. Il fumo di tabacco rappresenta un’impo rtante fonte di benzene nei locali confinati, tanto che la concentr azione di questo gas nelle abitazioni dei fumatori risulta superiore del 35% rispetto quella nelle abitazioni dei non fumato ri. Il benzene è assorbito per inalazione, contatto cut aneo o ingestione e può avere effetti cronici e/o a cuti. L’effetto più noto dell’esposizione cronica al benzene riguarda la sua potenziale cancerogenicità. Le deposizioni acide Con il termine deposizioni acide si indica il proce sso di ricaduta dall™atmosfera di particelle, gas e precipitazioni acide. Se questa deposizione acida avviene sotto forma di pre cipitazioni (piogge, neve, nebbie, rugiade, ecc.) s i parla di deposizione umida , in caso contrario il fenomeno consiste in una deposizione secca . Per descrivere questi fenomeni si può utilizzare anche l’espressione fipiogge acide fl, con il quale, però, spesso si indica solo il fen omeno della deposizione acida umida. Le sostanze che danno origine alle deposizioni acid e sono gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azo to (NOx), la cui origine in atmosfera può essere sia antropica sia n aturale. Se questi inquinanti non vengono in contatt o con l’acqua atmosferica, si depositano al suolo, dando rapidame nte origine a composti acidi. Nel caso in cui, inve ce, questi inquinanti entrino in contatto con l’acqua atmosferica, allora i composti acidi si formano prima della deposizion e al suolo. Partendo dagli ossidi di zolfo e dagli ossidi di azoto, si f ormano rispettivamente l’acido solforico e l’acido nitrico, che abbassano il normale pH dell’acqua da 5,5 a valori compresi tra 2 e 5, acidificando le precipitazioni. Le deposizioni acide modificano l’acidità delle acq ue dei laghi e dei fiumi (rendendo impossibile la v ita a pesci e altri organismi acquatici) e quella dei suoli (alterando la disponibilità degli elementi nutritivi, con cons eguente riduzione della loro fertilità e produttività). Le deposizioni acid e possono inoltre danneggiare direttamente la veget azione (ad esempio, sciogliendo le cere di protezione delle foglie, le rendono più vulnerabili all’attacco dei parassiti), gli edifici, i monumenti. L’uomo e gli animali possono subire dei danni alla salute qualora si nutrano di alimenti provenienti d a acque o suoli acidificati. Il problema delle piogge acide si può risolvere rid ucendo le emissioni in atmosfera di ossidi di azoto e di ossidi di zolfo. Per ridurre tali emissioni è necessario contenere l’ impiego di combustibili fossili ricchi di zolfo (co me il carbone) e ridurre l’uso delle automobili e le situazioni di traffico nelle nostre città. Esistono diverse tecnologie in g rado di ridurre fortemente il contenuto in zolfo nelle materie prime impiegate per la produzione di energia elettrica da fonti fo ssili (bonifica dei carboni, sistemi di desolforazione, ed altri ancora ). Inoltre, le ciminiere delle centrali elettriche e delle industrie sono state dotate di filtri che trattengono i composti solfora ti presenti nei fumi di scarico evitandone la dispe rsione nell’atmosfera. Le emissioni di ossidi di azoto, rilasciati principalm ente dalle autovetture, possono invece essere ridot te mediante l’adozione di marmitte catalitiche. In particolare, è importan te che il parco macchine di un paese (ovvero le aut omobili che vengono utilizzate dai suoi abitanti) sia giovane, poiché l e auto di ultima generazione hanno dispositivi che consentono di contenere molto più efficacemente che in passato le emissioni di ossidi di azoto. Prima che un ecosistema danneggiato dalle piogge aci de, come un lago o un fiume o una foresta, possa ri tornare allo stato di equilibrio originario, passano molti anni. L’uomo può però intervenire accelerando questo pro cesso con alcuni interventi mirati: ad esempio, addizionando calce a i laghi o ai fiumi acidificati per riportare il lor o pH alla neutralità (calcificazione). Tali tecniche sono però costose e hanno un effetto di durata limitata. In questi cas i è sicuramente meglio prevenire il male piuttosto che intervenire per cur are e attenuare il danno provocato. L™ozono Il buco dell’ozono L’ozono (O 3) è un gas che allo stato libero si concentra tra i 15.000 e i 40.000 metri di altezza, in una fascia della stratosfera, detta ozonosfera, che funziona da sche rmo naturale nei confronti delle radiazioni solari ultraviolette, dannose per la vita degli esseri viventi. Da diversi anni l a quantità di ozono nella stratosfera risulta dimin uita per effetto di alcune
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria sostanze di origine antropogenica, come i clorofluo rocarburi (CFC), il bromuro di metile, i gas Halon e il metilcloroformio. Questi gas, raggiunta la stratosfera, liberano clor o e bromo, atomi in grado di interferire con le rea zioni di formazione dell’ozono. A partire dagli anni ottanta si è regis trata una lenta e graduale degradazione dell’ozono stratosferico, in modo particolarmente vistoso sopra l’Antartide. Le dimens ioni e la rapidità di formazione del buco dell’ozon o allarmarono la comunità scientifica internazionale: nel 1987 fu ap provato il protocollo di Montreal, il primo documen to internazionale che ha sancito l’obbligo di riduzione dell’utilizzo dei CFC. Ad oggi più di 190 paesi hanno aderito al pro tocollo di Montreal (link a sostenibilità dove si può approfondire questo dis corso): nonostante sia stata registrata una diminuz ione nell’impiego dei CFC a livello mondiale, ci vorranno anni prima che i CFC già presenti in atmosfera siano eliminati . La conseguenza più diretta del buco nello strato d’ ozono è l’aumento della quantità di radiazioni ultr aviolette (UV – frequenza da 100 a 400 nm) che riescono a raggiunge re la superficie terrestre. Queste radiazioni sono causa di: · maggiore rischio di tumori cutanei e di malattie de gli occhi; · diminuzione delle difese immunitarie nell’uomo e ne gli animali; · riduzione della fotosintesi e danneggiamento del DN A delle piante con effetti significativi sull’agric oltura; · riduzione della produzione di fitoplacton nei mari, con danni rilevanti alla catena alimentare negli e cosistemi acquatici. L’ozono a bassa quota L’inquinamento da ozono fa riferimento ad un increm ento della concentrazione di ozono nella troposfera , ovvero nello strato di atmosfera in cui si svolge la vita, e non va confuso con il buco dell’ozono. L’ozono troposf erico si origina indirettamente, a partire da inquinanti primari, pr imo fra tutti il biossido di azoto, che interagisco no con la radiazione solare. L’ozono è dannoso per l’uomo e per l’ambiente in qu anto è un fortissimo ossidante e i suoi effetti dip endono dalla sua concentrazione nell’aria, dal tempo di esposizione e dal quantitativo di aria inspirata. L™inquinamento radioattivo L’improvvisa esplosione verificatasi nell’aprile de l 1986 nella centrale di Chernobyl, nella ex Unione Sovietica, ha messo tutto il mondo di fronte alle tragiche conseguenze dell’inquinamento nucleare dell’aria, legate, in pa rticolare, alla dimensione internazionale di questo rischio d’inqui namento. Infatti, la nube radioattiva sprigionata i n seguito all’esplosione aveva immesso nell’atmosfera diversi radionuclidi (Bario 140, Iodio 131, ecc.) che, grazie ai venti, furono trasportati per lunghe distanze prima di ricadere a l suolo attraverso le precipitazioni meteoriche. Si constatò, pertanto, che il danno arrecato dall’inquinamento nucleare no n è circoscritto, ma può interessare vaste regioni anche molto lontane dalla zona di origine. Una volta al suolo, i radionuclidi, contaminando i vegetali ed entrando a far parte della catena alimentare, vengono assunti dall’uomo e si v anno a concentrare in determinati organi. L’esposiz ione alle radiazioni emesse dai radionuclidi aumenta, nell’uo mo, il numero di casi di tumore e leucemie. L™inquinamento fotochimico Lo ” smog fotochimico ” è una forma di inquinamento tipica di tutte le pr incipali aree urbane ed industriali del mondo. Si presenta, infatti, nelle zone ad alta densità di tr affico o in prossimità delle stesse, quando sono pr esenti determinate condizioni climatiche (calma di vento o venti debol i, elevate temperature, ecc.) che provocano un aume nto della concentrazione di gas inquinanti impedendo loro di disperdersi. In queste aree le concentrazioni di al cuni gas (ozono troposferico, monossido di carbonio, particolato, C OV, ossidi di azoto, ecc.) superano molto spesso i valori limite, al di sopra dei quali vi sono rischi di danni alla salute umana, alle produzioni agricole e alla vegetazione naturale.
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria Migliorare la qualità dell™aria Un equilibrio instabile Abbiamo visto che l’inquinamento dell’atmosfera deri va da una serie di sostanze che vengono prodotte da una o più fisorgentifl (industrie, automobili ed altre ancora). Per nostra fortuna, dopo un periodo più o meno lung o di permanenza nell’atmosfera, la natura riesce a “rimuoverne” una determinata quantità. Ad esempio, l’anidride carbon ica, prodotta dalla combustione di combustibili fossili e dalla respira zione degli organismi viventi animali e vegetali, v iene in parte assorbita dalla vegetazione (per mezzo della fotosintesi), e anche neutralizzata in grande quantità dalle acque del mare, che sono in grado di fissarla attraverso il fitoplacton e di stabilizzarla sotto forma di rocce sedimentarie ca rbonatiche. La composizione dell’atmosfera si trova quindi in uno stadio di equilibrio dinamico, la cui stabilità dip ende dalla capacità di questi processi di fiautodepurazionefl di neutralizza re, o almeno limitare, gli effetti negativi delle a ttività umane. Il problema nasce quando le quantità di inquinanti eme ssi nell’atmosfera superano la sua capacità di “aut odepurazione”, aumentano la loro concentrazione nell’aria e raggiu ngono limiti dannosi per l’uomo e per la natura. In questo caso il modello di sviluppo dell’uomo e di un paese può div enire non più “sostenibile” nel lungo periodo. Montreal e Kyoto Preoccupata per l’assottigliamento della fascia di o zono stratosferico e per i cambiamenti climatici ch e ostacolano lo sviluppo di vaste regioni della Terra, la comunità internazionale ha adottato, nel corso degli ultimi anni, una serie di provvedimenti per la tutela dell’atmosfera. Il Proto collo di Montreal, adottato nel 1987, ha avviato un a strategia globale per la protezione della fascia di ozono: ai Paesi in dustrializzati, e dal 2004 anche ai Paesi in via di sviluppo, è vietata la produzione e il consumo delle sostanze ritenute responsabili della distruzione dell’ozono stratosfe rico. Un passaggio indubbiamente significativo nella risp osta ai cambiamenti climatici fu l™adozione dell™or mai noto Protocollo di Kyoto, adottato formalmente nel 1997, ed entrato in vigore nel 2005, anche se mai ratificato dagli S tati Uniti: il principale emettitore fra i paesi industrializzati. Il Protocollo di Kyoto impegna legalmente i paesi svi luppati a specifici obiettivi di riduzione delle em issioni dei gas ritenuti responsabili dell™effetto serra inizialmente defini ti per un primo periodo, 2008 -2012, che raggiunge dunque la sua scadenza naturale proprio quest™anno. Il Protocollo di Kyoto disegna anche gli strumenti ec onomici internazionali volti a rendere meno costoso e più efficace dal punto di vista ambientale il conseguimento di quest i obiettivi: il mercato dello scambio dei permessi di emissione- Emission trading , ET- e i meccanismi di investimento in progetti di riduzione delle emissioni attuati dai paesi industrializzati rispettivamente nei paesi in via d i sviluppo e nelle economie emergenti- Clean Development Mechanism , CDM e Joint Implementation , JI. L™inquinamento urbano La maggior parte delle nostre città è interessata d al problema dell™inquinamento dell™aria. Lo conferm ano le centraline che misurano le concentrazioni degli inquinanti ma, anche se le stazioni di monitoraggio non sono pres enti, a volte qualche fastidio o difficoltà nel respirare ci fa p ensare che la qualità dell™aria non sia buona. Il t raffico urbano è oggi la principale fonte di inquinamento atmosferico di tut te le città. A questo si aggiungono le emissioni de gli impianti di riscaldamento durante l™inverno. Le sostanze inquin anti sono causate dalla combustione che avviene nei motori degli autoveicoli e negli impianti termici. Tra tutti gli inquinanti prodotti, le polveri sottili rappresent ano il maggior problema per le nostre città. Infatti, in molte città italiane, il particolato sospeso con diametro inferiore a 10 micron, detto PM10, supera sempre più spesso le soglie di concentrazione indic ate dalla normativa. Per cercare di ridurre la concentrazione di PM10, le amministrazioni pubbliche prendono provvedimenti qu ali la circolazione a targhe alterne, i blocchi del traffi co, la creazione di zone chiuse al traffico dei vei coli più inquinanti. Questi provvedimenti, però, non bastano ad abbattere l™inq uinamento urbano, perché spesso si tratta di misure solo temporanee, come le domeniche senza auto. Per ridurr e sensibilmente l™inquinamento urbano sono necessar i sia
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Home / Aria / Inquinamento dell™aria La carta è sempre giovane! Anche riciclando la carta possiamo diminuire l’emiss ione di gas pericolosi. Per produrre la carta occorr e energia, si abbattono gli alberi e vengono utilizzati prodotti chimici, come leganti, sbiancanti e solventi, che p roducono inquinamento atmosferico. Parola d™ordine: scegliere, differenziare e riciclare Lo smaltimento dei rifiuti emette in atmosfera una grande quantità di gas pericolosi. Per esempio, per ogni chilogrammo di rifiuto organico si producono 0,31 kg di metano, un pericoloso gas serra. Scegliamo i prodotti confe zionati con imballaggi riciclabili. Differenziare e riciclare i rifiuti significa produrre meno gas nocivi per l™a mbiente.
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