Scritta nel 1850 da Théophile Gautier, la famosa Lettre à la Présidente era destinata ad Apollonie. Sabatier. Secondo l’autore “il suo sguardo nei cuori
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1 La Lettera alla Presidentessa di Archivio Iconografico del Verbano Cusio Ossola “Roma, 19 Ottobre 1850 Presidentessa del mio cuore, questa lettera da immondezzaio, destinata a rimpiazzare le porcherie domenicali, si ‘ fatta aspettare un bel poÕ, ma ‘ colpa dellÕimmondizia e non dellÕautore. La pudicizia regna in questi luoghi solenni e al tempo stesso antichi, e io ho il grande rammarico di non potervi inviare altro che qualche sudiceria merdosa e poco spermatica. Ma voglio procedere seguendo le tappe del viaggio”. Scritta nel 1850 da Th”ophile Gautier, la famosa Lettre ‹ la Pr”sidente era destinata ad Apollonie Sabatier. Secondo l’autore Ò il suo sguardo nei cuori cadeva come carbone ardente Ó. Madame Sabatier, regina del demi -monde letterario fu musa di Baudelaire, soggetto dei dipinti di Meissonier, delle sculture di Cl”singer ed ammira ta da Delaroche e Bouguerau. Ne abbiamo ricostruito la vita piš in basso, dopo il testo della Lettre . ¤ Un grand erotic tour La Lettera destŸ tanto scandalo e curiosit‹ che veniva letta di nascosto in tutti salotti parigini. Gautier aveva deciso di scriv ere questa lunga missiva per illustrare alla sua amica un viaggio in Svizzera e in Italia, fatto assieme al giovane Louis de Cormenin, indicato con la lettera L. Erano partiti all’inizio di Agosto del 1850 e si erano fermati la notte fra il 7 e l’8 a Domod ossola. Da lfi avevano proseguito per Milano e poi per Venezia, Firenze, Pisa, Roma, Napoli ed erano rientrati a Parigi il 19 Novembre. Gautier scrisse anche una versione tradizionale del suo viaggio in Italia che pubblicŸ in un volume nel 1879. La cronaca della Lettera non racconta i monumenti, le rovine o i personaggi incontrati, secondo il classico itinerario da voyage en Italie , ma ‘ un rocambolesco grand tour pornografico alla scoperta delle diverse tipologie femminili locali, del sesso piš eccessivo, d elle orge piš ridicole, della sodomia piš sfrenata, condito da onomatopee e doppi sensi. Essendo cosfi ridondante, grottesca e scatologica, il tono della lettera non ‘ davvero erotico, ma quasi surreale. Trascriviamo qui la parte che riguarda il soggiorno d i Gautier nelle nostre zone, dal Vallese fino a Milano, con la sosta a Domodossola. La lettera di Gautier continua sullo stesso tono e per chi volesse completarne la lettura la versione integrale ‘ stata pubblicata nel 2013 da La Vita Felice, con testo fra ncese a fronte. Le illustrazioni a corredo sono tratte da Una settimana di bont‹ di Max Ernst. ¤

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2 La Lettera alla Presidentessa Nel Vallese abbiamo incontrato la mia chimera, ovvero la donna con tre tette, ma la terza era un gozzo ed era lÕunica soda. Non ho avuto affatto la tentazione di chiedere a questa Iside svizzera se avesse la fica di traverso, fantasia cinese che mi seduce . In una locanda del Sempione, su una carta murale che rappresenta gli Inglesi in Cina, come in un romanzo di M”ry, un cazzo alat o e mostruoso si introduce nella bocca di Lady Bentinck, che esclama: ‘ Very delicious! ‘. I cannoni sono trasformati in membri che sborrano: le ruote formano i coglioni, le canne la fava e il fumo simula la schiuma dellÕeiaculazione. Questi abbellimenti pri aprici sono dovuti alle matite libidinose dei giovani pittoroculi francesi! A Domo dÕOssola, i luoghi che quindici ore di strada ci facevano un dovere di visitare con religiosit‹ per deporvi le nostre libagioni, presentavano un aspetto incantevole e fiabes co. Erano affrescati e rappresentavano boschetti di rose che sbocciavano come buchi di culo di bionde con un tocco di porpora al centro. é molto piacevole accocolarsi tenendo gli occhi su questi ani fioriti, o su questi fiori anali, che dispiegano il loro petali come le crespette di uno sfintere pronto a bersi una fava o a vomitare uno stronzo. Una cosa mi sprofondŸ in una grande perplessit‹. Si trattava di una bottiglietta dÕolio in cui era infilata una piuma, posta sopra una mensolina. Chiesi al cameriere quale fosse lÕuso di quellÕolio e di quella piuma: si turbŸ, divenne rosso, balbettŸ qualcosa e scappŸ via. La prima cosa che mi venne in mente, allora, fu che lo usasse per facilitare le operazioni stercorarie degli ani corredati di emorroidi che viaggia no su anelli Rattier e Guibal. Ma sembra invece che quellÕolio servisse a lubrificare il didietro di quel grazioso maschietto, molto ricercato dagli inglesi che si recano in Italia allo scopo di soddisfare il loro amore per la pederastia, punito con lÕimpi ccagione nella loro amabile isola; toccante attenzione del governo, che in questo modo procura qualche bottarella di seconda mano alle inglesi, che altrimenti non verrebbero mai scopate. Figuratevi, Presidentessa, in quella latrina ornata di rose, luogo or dinario di appuntamenti, un Lord che passa gravemente la piuma sul culo poco pulito, ma stretto, di quel giovane mistificatore! Lord Brougham o Lord Palmerston, o qualunque altro venerabile personaggio, rosso come una pralina, con i favoriti e le sopraccig lia bianche. La sera ci ‘ stato offerto uno spettacolo di marionette; un uomo e una donna, tutti due molto giovani e sposati, prestavano la voce ai singoli personaggi. La donna, armata di una clitoride che le sollevava la gonna come la punta di una spada o una fava in erezione, aveva una voce da tromboone, da contralto peloso tipo quella dalla Crapobiska, sul genere di Ernesta, e il marito una vocetta flautata come quella di Abelardo dopo lÕoperazione; questo perŸ non gli impediva di fottere e masturbare su a moglie durante i monologhi degli eroi e delle principesse esposti ai rigori della sorte e dellÕamore; svago, questo, che faceva tremolare la tela, rivelando le ginocchia della donna nel bel mezzo della scena dipinta e faceva strascicare le gambe delle ma rionette nei momenti di estasi. A Sesto Calende ho visto delle povere galline montate cosfi spesso dai gali troppo numerosi da avere il dorso interamente spennato, col culo a vivo, che andavano da sole a infilzarsi sullo spiedo, pur di

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3 scampare a quel marti rio. Perch”, cara Presidentessa, se venissi montata ventidue volte al minuto Ð e questo dalle tre del mattino alle otto di sera Ð forse troveresti anche tu che ‘ troppo. é vero che su questo punto le donne non hanno le stesse idee delle galline; e questÕul time, del resto, portavano una sola penna sul culo Ð per la comodit‹ dei giovani gitoni di locanda, che appena vedono un calesse inglese si precipitano a strappargliela e la immergono in una bottiglietta di olio locale, in attesa che avvenga qualcosa. A Mi lano siamo saliti sulla guglia piš alta della cattedrale, cazzo di neve che sfonda il cielo; i muru della scala sono istoriati da consigli di pulizia fra i piš strani e i piš vari. LÕitaliano ‘ cosfi naturalmente porco che che si scarica ovunque capita, sic ch” i vuotacessi muoiono di fame in questo paese che prende a calci nel culo la Sicilia. Ho trascritto qualcuna di quelle iscrizioni: Per la casa tieni tu/la bevanda in sovrappiš/Quelli di buona razza/pisciano sulla piazza./Se ti scappa un bisognino/non lo fare sul gradino. Questo piccolo florilegio sar‹ sufficiente per la vostra intelligenza. Ci sono scritte equivalenti lungo tutti i 512 gradini sopra il livello del mare, e non della merda, dato che di merda se ne trova anche sulle guglie piš aguzze, depos ta non dalle rondini, ma proprio dagli uomini, euruprŸkzoi ‹ndres, come dice Aristofane nella sua grande disputa sul giusto e sullÕingiusto (quelle parole in greco, se Fernand non ‘ lfi per spiegarvele, non vogliono dir nulla di disonesto, ma soltanto Ò uomi ni dai grandi buchi di culo Ó; non vi ci state a masturbare lÕimmaginazione sopra). Sempre a Milano, vicino al palazzo comunale, in certi posti che perdono il loro nome e si chiamano giardini per un eufemismo di buon gusto che dice Ò dedicarsi al giardinaggi oÓ invece di cacare, abbiamo trovato un sonetto stracciato in due in lode dellÕincomparabile Sofia Cruvelli, celebre cantante perfettamente sconosciuta. Chi, se non la Diva in persona, poteva possedere cosfi tante copie di quella preziosa poesia, da pulirsi il culo in tal modo? Il sonetto aveva la forza di una vestaglia scintillante, ma a renderlo inestimabile era una pennelata di un rosso dorato, molto ricco, molto caldo, che ricordava le terre di Siena, le malte e i bitumi piš tizianeschi: non vi erano gra nelli di sorta in quel tocco superbo, ma un pelo di un nero molto blu, ispido, assao crespo, che ha fatto errare deliziosamente la mia immaginazione erettile dalle cime increspate della porta fino al sole dei peli sbocciati intorno alla rosa mistica attrav erso i sospiri di un ventre melanconico. Ho invidiato la sorte di quel foglio, che aveva attraversato quel fulvio frachiappe, rasentato quel budello culare, sfiorato quelle labbra color cioccolato e solleticato quella clitoride dal cappuccio color coscia d i creola, tanto che, stiracchiandomi il prepuzio come la punta di una babbuccia filai, con una bava limpida come un capello di cristallo, la seguente quartina: Felice giardino che lei zappŸ,/felice cesso che lei inforcŸ,/felice carta che lei macchiŸ,/felic e sonetto che la nettŸ! A Milano si fa il bagno insieme alle donne in vasche di marmo bianco. Avevamo le vasche ma non le donne, e ci siamo limitati a lavarci il glande nel silenzio della stanza da bagno, senza che quella cura di

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4 pulizia si fosse resa nece ssaria per qualche introduzione seguita da bava e da sperma. Sembra perŸ che i bagni servano da casa di appuntamenti e che ci si vada a fare uno spuntino di culo cosfi come in Francia si va al ristorante. La vasca da bagno serve contemporaneamente da vasca e de bidet, e il membro funge al tempo stesso da godemich” e da clistere. Disgraziatamente il getto non ‘ continuo. ¤ La nascita della Pr”sidente A questo punto vorrete sapere chi era Madame Sabatier e come mai si faceva chiamare la Pr”sidente. Perch” Gautier aveva inviato proprio a lei quella lettera cosfi titillante? Dobbiamo spostarci a M”zi‘res nelle Ardenne meridionali e tornare indietro di due decenni. Qui 22 Febbraio del 1822 il Sergente Andr” Savatier, del quarantesettesimo Reggimento di Fanteria di guarnigione nella citt‹ scrisse una dichiarazione: Egli e davanti a queste persone presenti liberamente e volontariamente dichiara che ‘ responsabile di aver messo incinta la signorina Marguerite Martin di 24 anni, una lavandaia di Pont -de-Pierre É la sudetta signorina Marguerite Martin ‘ di sette e mesi e mezzo e lui non ‘ n” e mai stato fidanzato con leiÉ Non era la prima volta per la bella Marguerite. La sua prima figlia Jos”phine era nata da un padre ignoto il 26 Aprile del 1819, ma era morta in ten era et‹. Il risultato della dichiarazione del Sergente Savatier fu unÕaltra bambina, nata il 7 Aprile 1822 e chiamata Agla” -Jos”phine, anche se lei avrebbe poi dichiarato che la madre lÕavrebbe voluta chiamata Apollonie, ma il prete non aveva accettato que l nome in quanto non cristiano. Essa avrebbe poi sostenuto che suo padre non era affatto il Sergente Savatier, ma il visconte Louis Harmand dÕAbancourt, prefetto delle Ardenne dal 1819 al 1823. La leggenda dice che Margherita lavorava come guardarobiera ne lla casa del ricco e sposato dÕAbancourt, che lÕaveva sedotta e aveva di conseguenza persuaso Savatier di far da padre ufficiale del beb” in arrivo. DÕAbancourt aveva 48 anni alla nascita di Agla”. Morfi nel 1850, quando lei aveva 28 anni, ma non ci sono te stimonianze che si conobbero. Savatier, che non sapeva n” leggere n” scrivere, ma era stato fatto cavaliere della Legion dÕOnore per i suoi exploits durante le guerre napoleoniche, non si oppose a questo premio di una giovane e donna attraente, insieme all a sua discendenza. Il suo status militare gli impediva un matrimonio immediato, ma non avrebbe impedito alla coppia di vivere insieme. L’uomo, come reduce di guerra, soffriva di varie infermit‹ e aveva accessi di tremore improvvisi, ma nonostante questo, p er Marguerite, due volte sedotta e abbandonata, era piš di quello che poteva aspettarsi. Nel 1825 la famiglia, che aumentata di un bambino, Alexandre, si trasferfi con il reggimento da M”zieres a Parigi. Il Sergente Savatier alla fine ottenne il permesso di sposare Marguerite e la cerimonia di

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5 matrimonio ebbe luogo nel municipio del sesto arrondissements, quando Agla” -Jos”phine aveva tre anni e mezzo. Nel 1827 a Savatier fu garantita una pensione annua di 400 franchi e la famiglia fece ritorno a M”zieres, do ve nel 1828 nacque il terzo figlio Louis. LÕultima aggiunta alla famiglia fu Irma Adelina, detta B”b” e poi Ad”le, che nacque il 6 Settembre 1832. Poco dopo Savatier morfi e Marguerite tornŸ a Parigi. Alcuni anni dopo si risposŸ con Mathieu Cizelet, un ex s oldato e la nuova famiglia si stabilfi a Batignolles, allora nelle vicinanze di Parigi (ora vicino alla Porta di Clichy), dove Marguerite contribuiva al reddito famigliare facendo la sarta a domicilio. AllÕet‹ di 15 anni Agla” -Jos”phine aiutava la madre in casa, facendo anche una parte del suo lavoro retribuito e badando alla sorellina di cinque anni B”b”. Lei aveva ereditato la bellezza della mamma ed era una giovane attraente. La preside di un pensionato locale offrfi di prenderla come scolara a una rata sc ontata e, dopo aver scoperto il suo talento per la musica, propose di darle gratuitamente lezioni di piano e di canto. Era una ragazza aperta e partecipava volentieri a balli organizzati da organizzazioni locali. Ad una di queste feste Apollonie, a carneva le, indossŸ il costume tradizionale da contadina di La Bresse e con quello addosso fu ritratta da due studenti di Delarcohe, August Blanchard e Charles Jalebert. Era alta e ben proporzionata, con mani bellissime e splendidi capelli color rame che brillavan o alla luce. Agla” -Jos”phin comincŸ a frequentare gli studi degli artisti nel quartiere come modella e si unfi alla vita boh”mien . Quando aveva sedici anni ebbe una storia con un ricco giovane che si chiamava James de Pourtal‘s, rampollo di una grande famig lia di banchieri. Se fosse stata furba lo avrebbe sposato. La ragazza seguiva sempre il cuore invece del cervello e lÕamore con il conte finfi quando lei si innamorŸ di Prosper Derivis, un acerbo cantante lirico allÕinizio della sua carriera. Agla” si godev a questa vita libera, abitando ancora con la madre, ma intrattenendo varie relazioni, studiando musica e facendo la modella. ¤ Alfred Mosselman, amante e mecenate La vita di Agla” cambiŸ radicalmente quando, a 24 anni, conobbe l’industriale e mecenate Alfred Mosselman, e ne diventŸ l’amante, accettandone la protezione. Alfred aveva dodici anni piš di lei e proveniva da una vecchia famiglia borghese del Belgio; sua s orella Fanny aveva sposato lÕambasciatore belga Charles De Hon ed era lÕamante del duca Charles de Morny, il fratello illegittimo di Napoleone III. Dal 1832 al 1837 Alfred Mosselman lavorŸ allÕambasciata belga e nel 1835 sposŸ Eug”nie -Claire Gazzini barone ssa di Brentano, da cui ebbe quattro figli fra il 1836 e il

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6 1845. Su padre era un banchiere e possedeva molte miniere in Belgio e nel 1837 Alfred, che era ingegnere, fondŸ con de Morny la Societ” des Mines et Fonderies de zinc de la Vieille -Montagne . Alfre d era molto appassionato di arte romantica, che collezionava, e frequentava gli artisti che gravitavano attorno allÕappartamento affittato dal pittore Fernard Boissard al barone J”rŽme Pichon, allÕHŽtel Pimodan sul quai dÕAnjou nellÕIle Saint -Louis, in un fastoso stile barocco. Qui si rinuiva Club des Hashischins, fondato nel 1844 dal dottor Moreau de Tours, dove si incontravano artisti e letterati del tempo. Tra gli altri Victor Hugo, Alexandre Dumas, Honor” Daumier, Gerard de Nerval, Honor” de Balzac e Th ”ophile Gautier, che sperimentavano lÕeffetto dellÕhashish nella forma di una gelatina verde. Gi‹ nel 1842 Charles Baudelaire aveva affittato un alloggio all’ultimo piano. Agla” conosceva questo circolo artistico e fu proprio all’Hotel che incontrŸ la prim a volta Mosselman. Lui la sistemŸ in un appartamento al secondo piano al 4 di Rue Frochot nel quartiere di Br”da, non lontano da Notre Dame de Lorette e noto per essere abitato da mantenute, artisti e scrittori. LÕedificio ‘ ora un albergo a tre stelle. Er a stato costruito nel 1838 e lÕappartamento di Apollonie, che si raggiungeva da una stretta scala e tramite una doppia porta, aveva sette stanze: unÕanticamera, un salotto, due stanze da letto, un grande bagno, la cucina, una sala da pranzo con un tavolo r ettangolare adatto ad accogliere una dozzina di ospiti su sedie foderate in velluto verde oliva e uno spazioso balcone che guardava i giardini della strada. Alfred arredŸ la casa con attenzione, ma lasciŸ che Apollonie scegliesse molti pezzi comprati dagli antiquari dellÕIle Sainte -Louis. Le pareti che erano decorate con stoffa color melograno erano un raffinato sfondo per i quadri e le piastrelle di Delft aquistati per la sua amante da Alfred. Alla sera la luce proveniva dai candelabri Luigi XVI attaccati al muro e da un lampadario di ottone lucidato. Nel salotto, a destra della sala da pranzo cÕerano dipinti, pouffes, cuscini, tappeti e tende drappeggiate. In questo periodo lei cambiŸ il suo nome in Apollonie, adatto, per la sua classicit‹, ad essere porta to da una donna che recitava il ruolo della musa in una comunit‹ maschile. Decise di cambiare anche il cognome, forse per rimarcare la distanza da suo padre adottivo il cui nome poteva ricordare la parola savate (vecchia pantofola usata), difficilmente app ropriato per una bella e giovane donna. I vicini di casa di Apollonie erano il pittore di paesaggi Th”odore Rousseau, Th”odore Chasseriau che aveva appena decorato una cappella nella chiesa di Saint -Merri, Eug‘ne Delacroix, il compositore Hector Berlioz, i l poeta e scrittore di racconti G”rard de Nerval, lÕattore Henri Monnier e gli scrittori Th”ophile Gautier, Henry Murger e Maxine Du Camp. Il suo vicino piš prossimo era il pittore Eug”ne Isabey, la cui finestra dello studio al 5 di rue Frochot guardava d ritto in quelle di Apollonie. Per assicurarsi che la relazione con Apollonie restasse discreta, Mosselmann assunse il suo amico Ferdinand Boissard come confidente e intermediario.

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8 Salotto libertino Il riferimento di Gautier alle porcheri e domenicali che vengono citate allÕinizio della Lettera alla Presidentessa suggerisce che essa doveva venir letta pubblicamente in una delle riunioni della domenica sera in rue Frochot. Subito dopo il trasloco di Apollonie, un gruppo di scrittori e artist i Ð molti dei quali erano gi‹ parte della cerchia di Alfred o vecche conoscenza dellÕHŽtel Pimodan Ð aveva cominciato a formarsi attorno a lei, e presto furono suoi ospiti fissi alla cena della domenica. Fu Alfred che aveva proposto, dopo una serata partic olarmente divertente, che questi incontri si trasformassero in un appuntamento settimanale. L’elenco degli ospiti abituali di queste domeniche sere ‘ una lista di tutta lÕ”lite intellettuale di met‹ Ottocento a Parigi: Th”ophile Gautier, noto per il suo gu sto boh”mien negli abiti, che potevano comprendere una giacchetta rosa e scarpe verdi, era presente dallÕinizio con Luis de Cormenin, che lÕaveva accompagnato in Italia; poi artisti e scrittori, tra cui spiccavano Ernest Meissonier, Charles Jalabert, Maxin e du Camp, Gustave Flaubert, Eug”ne Delacroix. La compagnia era prevalentemente maschile e spesso Apollonie era lÕunica donna, ma talvolta Ernesta Grisi, la cantante e moglie di Gautier, lo accompagnava e compariva la sorella di Apollonie, detta Ad”le o B”b”. Quando Mosselman inaugurŸ le serate domenicali e decise di farne un appuntamento settimanale il gruppo decise di eleggere un President e scelse Henri Monnier, il piš anziano. Gautier suggerfi che avevano bisogno anhe di una donna presidente e cosfi La Pr ”sidente diventŸ il nomignolo di Apollonie e fu usato spesso dagli ospiti, anche se i piš intimi la chiamavano Lili o Lilette. A Mosselman fu attribuito il nome di Mac -Ha-Rouilh, forse derivato da maquerau , indicativo di magnaccia. Apollonie era una perfet ta ospite, come raccontŸ Meissonier: ÒLei aveva un grande talento nellÕattrarre uomini famosi e nellÕorganizzare un salotto, in cui era sempre piacevole incontrarsi. Raffinata, sottile e congeniale, sorridente e furba, ammirevolmente equilibrata, eccelsa i n tutto ciŸ che affrontava, lei adorava la leggerezza, la gioia e lo splendore Per un uomo impegnato e stanco era un piacere squisito e rinfrenscante il trovarla sempre uguale e costante, un autentico rifugio dalle preoccupazioni della vita, che lei gr aziosamente scacciavaÓ. Ogni domenica questo esclusivo gruppo di persone arrivava alle sei e restava per tutta la sera. Apollonie metteva i suoi ospiti a proprio agio, non faceva preferenze e sorrideva beffardamente a tutti, in modo che ognuno pensasse di essere al centro della sua attenzione. Cibo e bevande erano sempre eccellenti a ch”z La Pr”sidente. Talvolta la cena era in costume: Th”ophile Gautier arrivŸ vestito da turco, Gustave Flaubert fece finta di essere un indiano dÕAmerica con un utensile da cucina per tomahawk, Maxine du Camp era un indš, Louis Bouilhet si travestfi da ecclesiastico

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9 cinese in tonaca ed Ernest Reyer si trasformŸ in uno scimpanz”. Spesso nelle serate si discuteva o si disegnava, bevendo e fumando. Gustave Ricard aveva ritratto la Pr”sidente con i suoi ospiti e dipinse un olio intitolato La Dame au petit chien dove lei indossava un abito di velluto nero con generoso scollo rettangolare, le maniche di seta color ciliegia; con le belle mani teneva un cagnolino italiano, regalo che l’a mico Alfred Tattet. Il quadro, che fu esposto al Salon del 1850, era appeso nel salotto di Apollonie, proprio sopra al pianoforte, intarsiato di palissandro, che il compositore Ernest Reyer aveva scelto per lei nel negozio di Erard. Gautier aveva schizzato il suo ritratto con i pastelli. CÕera un album che veniva passato tra gli ospiti di Rue Frochot dove ognuno poteva lasciare una frase o un disegno. Le altre opere dÕarte nellÕappartamento erano altri lavori Meissionier, un pastello di Rosalba Carriera, un paesaggio con animali di Karel Dujardin, due piccoli quadri di Franck il giovane, una copia del ritratto di Filippo IV di Velazquez, una copia di un ritratto maschile di Van Eyck, uno studio di ragazza dai capelli rossi di Ricard, un gruppo di persone che cammina nei giardini delle Tuileries di C”lestin Nanteuil, un paesaggio a Fontainbleu di Boissard e le ninfe di Camille Fontallard. Su un piedistallo bianco era appoggiato il busto che le aveva fatto Cl”sin ger, ma il pezzo cui era piš affezionata era una figurina in biscuit di S‘vres intitolata V”nus adolescente et pudique dello scultore …tienne Maurice Falconet. Sul pannello della camera da letto Meissonnier aveva dipinto un Pulcinella con unÕespressione al legra e furba, di colui che poteva sbirciare dove ad altre era interdetto. Gli zoccoli indossati dalla maschera erano un riferimento al cognome originale Savatier. Apollonie fu costretta a staccarlo e a venderlo all’asta del 1861. Meissonier, che in quell’ occasione lo ritoccŸ, era uno dei pittori preferiti del quarto marchese di Hartford, il padre di Sir Richard Wallace che fu anche l’ultimo amante di Apollonie e che acquistŸ Il Pulcinella per 13.000 Franchi, una cifra considerevole a quel tempo. Gli uomin i che frequentavano la casa non si vergognavano di utilizzare termini poco raffinati in presenza di Madame e del suo protettore. In una lettera senza data Gautier scriveva: Ò Io ho un sacco pieno di lerciume da svuotare; non ho detto indecenze per tre setti mane Ó. Questo non significava che la Presidentessa avesse delle relazioni sessuali con i suoi ospiti, visto che era soddisfatta con Mosselman, ma certamente piaceva a molti. Lo stesso Gautier era plateale, visto che in una lettera alla moglie Ernesta Gr isi aveva scritto: Ò Nel caso che io muoia, sii cosfi carina da dire a La Pr”sidente che lÕavrei amata se ci fosse stata la possibilit‹ e mi avrebbe reso felice. Non parlarne finch” non sarŸ davvero marcendo in un bel cimitero Ó. In una di quelle serate ‘ mol to probabile che il clou consistette nella lettura della famosa Lettera, ma questo intrattenimento non era confinato in Rue Frochot. Una sera di Dicembre del 1857 Paul de Saint -Victor la declamŸ in una riunione di soli uomini in presenza dei fratelli Gounc ourt. Le fantasie erotiche di Th”o nei confronti di Apollonie

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10 furono sfogate con la sorella minore B”b” in una breve relazione nellÕautunno del 1853, ma fu soltanto un’avventura ed infatti Th”o scrisse alla maggiore: Ò Dille pure che tu sei il mio amore, le i il mio vizio Ó. ¤ Troppo gaia per il poeta Soltanto un uomo fu capace di disturbare lÕequilibrio conquistato da Apollonie nel suo m”nage con Mosselman: il poeta Charles Baudelaire. I due si conoscevano fin dai primi anni Quaranta, quando Charles viveva allÕHŽtel Pimodan e dal 1851 era fra gli ospiti abituali della domenica a Rue Frochot. Baudelaire inviŸ ad Apollonie una serie di poesie ma noscritte ed anonime. Non era la prima volta che qualcuno le dedicava dei versi. Lo aveva gi‹ fatto Gautier nel Po”me de la Femme , un peana sulla sua bellezza, pubblicato sulla Revue de Deux Mondes il 15 Gennaio 1849 e in Un robe rose , che apparve su LÕArt iste e inziava cosfi: ÒCome ti amo in questo vestito / Che cosfi perfettamente ti spogliaÓ e, infine, in Apollonie del 1¡ Febbraio 1853. Baudelaire, noto per la sua sottile misoginia, evocava una donna idealizzata, una Cara Divinit‹ . LÕamore di Charles per A pollonie era disinteressato e rispettoso e come le scriveva in una delle anonime missive: Ò Tu sei per me non solo la piš attraente delle donne Ð di tutte le donne Ð ma anche la piš cara e preziosa superstizione Ó. Nel Giugno del 1855 furono pubblicate nella Revue des Deux Mondes diciotto poesie di Baudelaire, tre delle quali erano dedicate ad Apollonie e la collezione completa uscfi due anni piš tardi, il 25 Giugno 1857, con il titolo Les Fleurs du mal . Venti giorni dopo il poeta e lÕeditore furono citati in giudizio per offesa alla morale pubblica e religiosa. UnÕedizione speciale, rilegata in pelle verde, fu riservata e autografata da Charles ad Apollonie, con la nota: Ò Tutti i versi da pagina 84 a 105 appartengono a te Ó. CÕera stato un incontro clandestino tra i due il 27 Agosto, come testimoniano alcune lettere, questa volta firmate da entrambi: Ò Posso dirti, senza che tu mi accusi di esagerazione, che io sono la piš felice delle donne, che non non mai stata cosfi consapevole di amarti, che non ti ho mai visto cosfi bello e adorabile Ð abbastanza semplicemente, mio divino amicoÓ ; Charles rispondeva: Ò Sembra che io ti sono appartenuto dal primo giorno che ti ho visto. Potrai farne quello che vorrai, ma io sono il tuo cuore, anima e corpo Te lÕho detto i eri: mi dimenticherai; mi tradirai; colui che ti diverte oggi finir‹ per annoiarti Vedi, mio bel tesoro, che io ho odiosi pregiudizi sulle donne. In breve, io non ho fiducia. Tu hai una bella anima, ma tutto considerato, ‘ femmina E infine, pochi g iorni fa tu eri una divinit‹, che ‘ cosfi sicuro, cosfi bella, cosfi inviolabile. E ora tu sei una donna Alla fine, lasciamo che accada quel che deve accadere. Io sono in qualche maniera un fatalista. Ma so per certo che ho orrore della passione Ð perch” la conosco, con tutte le sue ignominie; e ora che lÕamata immagine che ha dominato tutte le fortune della vita ‘

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11 diventata cosfi seducente Addio, caro amore: sono un poÕ arrabbiato con te perch” sei troppo attraente. Soltanto ricorda che quando io conse rvo il profumo della tue braccia e dei tuoi capelli, porto con me anche il desiderio di annusarlo di nuovo. Ma che ossessione insopportabile! Ó. D’altra parte il primo poema inviato da Baudelaire ad Apollonie, A colei che ‘ troppo gaia , non celava una cert a aggressivit‹: Bello il tuo capo, il gestire, l’aspetto,/Come un bel paesaggio; sul tuo volto/Il riso giuoca come fresco vento/In un limpido cielo. Il malinconico/Passante che tu sfiori ‘ abbacinato Dalla salute che, come luce,/Ti sprizza dalle braccia e dalle spalle./I sonanti colori di cui spargi/Le tue tolette, ispirano ai poeti /L’immagine di un balletto di fiori./Sono l’emblema, queste pazze vesti,/Del variopinto tuo spirito: folle/Di cui son folle, t’odio quanto t’amo!/Qualche volta, in un bel giard ino, dove/Trascinavo la mia atonia, ho sentito/Il sole lacerarmi il petto, come/Un’ironia; la primavera e il verde/A tal punto umiliarono il mio cuore,/Che su di un fiore punii l’insolenza/Della natura. E cosfi, una notte,/Appena suona l’ora del piacere,/Ve rso i tesori della tua persona/Vorrei strisciare, da vile, in silenzio,/Per castigarti la gioiosa carne,/Per schiacciare il tuo seno perdonato,/E infliggere al tuo fianco stupefatto/Una profonda, una larga ferita:/Vertiginosa dolcezza! Attraverso/Le nuove labbra, piš splendenti e belle,/Infonderti, sorella, il mio veleno. La risposta di Apollonie alla lettera, firmata da ÒLa tua infelice amicaÓ, non tardŸ ad arrivare: Ò é cosfi esplicito che mi fa gelare il sangue nelle vene. ÔIn breve, io non ho fiduciaÕ. T u non hai fiducia! Ma in questo caso non hai amoreÓ . Charles evitŸ i successivi incontri e Madame gli scrisse: Ò Il tuo comportamento ‘ stato cosfi strano in questi giorni, che io non capisco piš nulla. é troppo raffinato per una creatura sciocca del mio genere. Illuminami, amico mio, chiedo soltanto di capire quale gelo mortale ha spento questa bella fiamma Ó. Intorno a questa incompleta corrispondenza sono stati scritti fiumi di inchiostro: ‘ stato detto che Charles e Apollonie avevano avuto almeno un ra pporto, che la relazione non continuŸ perch” Baudelaire era impotente o perch” lui era legato ad unÕaltra donna, lÕattrice mulatta Jeanne Duval, ma la misoginia del poeta ‘ un altro fattore che non puŸ essere ignorato. Apollonie aveva pensato di potrer div entare la sua amante, ma non aveva capito che Charles idolatrava la sua essenza, ma aveva disgusto del sua carnalit‹. Infatti il poeta da quel momento fu sempre meno presente agli incontri domenicali. DÕaltra parte il suo pensiero nei confornti del sesso f emminile ‘ evidente dalla collezione di aforismi Mon coeur mis ‹ nu , in cui si legge: ÒLa donna ‘ il contrario del Dandy. Per questo devÕessere considerata con disgusto. La donna ‘ affamata, e lei vuole mangiare; ha sete, e lei vuole bere. Si sente lasciva , e vuole essere ___ , Raffinate caratteristiche! La donna ‘ ÔnaturaleÕ Ð che significa, abominevole. Inoltre, lei ‘ sempre volgare Ð che

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